Visto il successo del post Il crollo di un mito della settimana scorsa, ho pensato di iniziare un percorso, con i lettori che vorranno seguirmi, che porterà a comprendere bene i concetti di rischio, rendimento, leva finanziaria e come fare a stimare rendimenti e perdite attesi.

Ho già parlato spesso di rischio (vedasi per esempio i post: Oggi parliamo di Deviazione Standard da un punto di vista "non standard"Deviazione Standard, Volatilità e VIX e considerazioni sul Drawdown) ma mi sono convinto che una bella serie di post di approfondimento e chiarimento siano opportuni visto le recenti ricerche che ho compiuto e che mi hanno portato a conoscere dei modelli in grado di stimare il drawdown atteso, concetto molto interessante ma che necessita di una adeguata preparazione e un ragionamento che permetta di comprendere bene questi modelli (che proprio facili in termini matematici non sono).

Esistono diverse definizioni di rischio: mi è sembrato che il sondaggio evidenziato dall'amico Fulvio Marchese di frontiera efficiente, riassunto in questa tabella, sia esplicativo:

Quale indicatore statistico bisogna utilizzare per definire il primo rischio in termini di importanza per i clienti?

La Performance? NO

La Volatilità? NO

L'indice di Sharpe? NO

Il DrawDown? Finalmente, SI! proprio il Drawdown

Ma cos'è questo benedetto Drawdown? è la perdita occorsa nel tempo ad un investimento da un punto di minima ad un punto di massima precedente, ovvero la perdita di valore che un investimento subisce quando le attività finanziarie calano.

I Drawdown possono essere parziali o massimi, ovvero possono essere piccole o grandi perdite di periodo, magari recuperate nel tempo, ma ce n'è uno massimo, ovvero nella storia di quello strumento finanziario, qual'è stata la perdita massima sopportata da un ipotetico investitore che abbia avuto il 100% investito in tale strumento.

L'Ulcer Index è un indicatore molto utile per mettere in relazione le perdite con i tempi di recupero, per chi non lo conoscesse invito a leggere il post: Ulcer Index - questo sconosciuto

La Volatilità, ovvero la deviazione standard dei rendimenti misura un'altro tipo di rischio, quello di non raggiungere i propri obbiettivi finanziari, il terzo punto in ordine di importanza della tabella.

la volatilità può derivare sia da rendimenti positivi che da rendimenti negativi, ma la formula elevando al quadrato tali rendimenti, di fatto rende questo indicatore simmetrico e non utile stimare la perdita attesa di un investimento. 

Il motivo è semplice, tutti gli indicatori statistici media/varianza, si basano su una distribuzione normale dei rendimenti e non tengono conto di un altro fattore fondamentale, la auto-correlazione dei rendimenti.

Senza scendere troppo nei dettagli statistici di cosa sia l'auto-correlazione, vi spiego semplicemente di cosa si tratta:

immaginate un indice che cresce sempre, con un po' di volatilità ma la tendenza è sempre positiva; bene, questo indice è positivamente auto-correlato con se stesso, perché la tendenza è sempre al rialzo; esiste di fatto un trend che ne determina l'andamento (sia positivo che negativo).

La volatilità non è per nulla sensibile alla sequenzialità con cui si sviluppano i rendimenti, per cui un indice che perde per dieci mesi di seguito il 10% e poi per altri 10 mesi guadagna il 10% al mese ha la stessa media e varianza di un indice che guadagna e perde alternativamente il 10% al mese.

Provate a chiedere ad un investitore se percepisce lo stesso rischio dalle due serie storiche...

Ma l'auto-correlazione dei rendimenti,oltre che il DrawDown di una serie storica finanziaria nasconde delle insidie molto peggiori che se non ben comprese possono causare danni notevoli:

Se investo 100€ su un titolo, e questo titolo perde il 50% del suo valore, per recuperare la perdita devo fare il 100% perché devo tornare a 100€ partendo da 50€ (e non mi si venga a dire che se non si vende non si perde, sempre 50€ che devono tornare a 100€ sono, indipendentemente dal prezzo di acquisto precedente).

Ovviamente se la perdita è maggiore, anche il recupero è proporzionalmente maggiore, se si arriva a perdere l'ottanta per cento del proprio investimento il recupero per tornare a 100€ è pari al 400%, che significa che devo fare prima un 50% per andare a 30€, poi un 33% per andare a 40€, poi un altro 25% per andare a 50€ e così via (forse rende meglio l'idea così).

Purtroppo questo effetto esiste anche con i guadagni:

Se si guadagna il 50% con fatica e tempo, purtroppo basta perdere il 33% per tornare al punto di partenza e vanificare i risultati.

Ma la notizia incoraggiante c'è; per perdere il 33% in cinque mesi, prima bisogna perdere il 7%, poi il mese dopo il 7%, poi il mese dopo ancora il 8%, e ancora perdere un altro 8% e infine un bel 9%; insomma, capite bene che con qualche regola ben scritta di risk-management queste cose si possono evitare, no?

Tutta questa premessa era necessaria, anche se molti concetti saranno chiari ai più, per permettermi la prossima settimana di spiegarvi un concetto nuovissimo degli investimenti finanziari: il Co-Drawdown...

Come sempre condividete se ritenete utile questo post e commentate sul blog piuttosto che sui social network dove faccio più fatica a trovare i vostri commenti.

Buon fine settimana e nuova settimana entrante di lavoro.

BD