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Market Timing VS Buy & Hold
Ieri mattina, ho tenuto insieme all’amico Ruggero Bertelli una conferenza molto simpatica moderata da Maurizio Monti, AD di INVESTORS’ Magazine Italia, con il titolo “Match Play delle strategie di investimento” durante l’IT Forum a Rimini.
A parte la sala piena, con addirittura persone in piedi ad ascoltarci, la formula è stata molto divertente e credo che sia piaciuta anche al pubblico in sala.
OBBIETTIVO
Lo scopo era di selezionare due strategie di investimento, tra le otto proposte, che meglio si adatteranno secondo noi e il pubblico presente ai prossimi cinque anni di mercati finanziari.
A breve prepareremo un video dell’evento così potrete scoprire quali strategie hanno vinto, nel frattempo oggi vorrei ripercorrere con i lettori del blog, magari un poco più in dettaglio, il confronto tra Market Timing e Buy and Hold, tra chi professa la gestione attiva e chi professa la gestione passiva, tra il mondo dei practitioners che ogni giorno si confrontano con i mercati ed i clienti e l’accademia che invece professa la teoria.
Il prof. Bertelli è stato straordinario nel fare una disamina onestissima di perché troppo spesso gli accademici difendono a spada tratta la teoria del Buy and Hold.
PREMESSA
La statistica finanziaria, basata sulla media varianza fonda la sua validità su alcuni assiomi, che se confutati minerebbero alla base proprio i modelli statistici utilizzati basati sulla distribuzione normale dei rendimenti.
Assumere che i rendimenti di una serie storica finanziaria seguono una “distribuzione normale”, significa assumere che tale serie storica ha un andamento casuale, di conseguenza i mercati finanziari sono considerati dall’accademia casuali e ci sono centinaia di papers che cercano di valorizzare tale tesi (ci sono centinaia di papers che dimostrano anche il contrario a dir la verità).
MERCATI CASUALI? ANCHE NO
I mercati finanziari sono casuali se gli stessi sono efficienti, ovvero non è possibile speculare e guadagnare dalle informazioni che qualcuno è in possesso e altri no; anche in questo caso, a oltre sessant’anni dalla pubblicazione delle teorie dei mercati efficienti, nonostante l’avvento di internet e della comunicazione social, è impensabile solo immaginare che ci sia simmetria informativa e che tutti gli attori che investono sul mercato abbiano le stesse informazioni nel medesimo momento (altrimenti non pagherei la licenza di Bloomberg 20k all’anno).
Come giustamente detto da Ruggero, utilizzare un modello per fare Timing presuppone di avere fiducia su tale modello anche dopo due o tre falsi segnali, perché il dubbio viene sempre, ma d'altronde chi investe con la modalità Buy and Hold, dopo un paio di mesi di ribasso incomincia ad avere gli stessi dubbi che i mercati finanziari possano continuare ad andare male.
TUTTI D'ACCORDO
Una cosa è certa e credo che tutti in questo concordiamo, fare Market Timing senza un modello o senza un metodo rigoroso è molto pericoloso e porta a delle probabili perdite, sia di fiducia che di denaro; viceversa acquistare il mercato azionario, confidando di tenere i soldi a lungo, ma poi mettendo in discussione la scelta fatta anche in questo caso può portare ai medesimi danni.
ESEMPIO
Durante la presentazione ho mostrato un semplice modello basato sulla media mobile che permette su base settimanale di uscire dai mercati quando il prezzo dell’indice, in questo caso lo S&P500 è sotto la media, investendo sull’altro indice obbligazionario, mentre di investire sullo S&P500 quando l’indice stesso è sopra la media mobile.
Ovviamente è un esempio per far capire che se fatto con rigore e senza un modello così complesso, il market timing può portare a dei benefici, che non sono solo in termini di rendimento, ma soprattutto in termini di riduzione della volatilità e del drawdown.
GUARDIAMO LE COSE DA UN PUNTO DI VISTA DIVERSO
La cosa più interessante è comunque questo grafico inverso che non è intuitivo ma che permette di capire quale sarebbe stato il guadagno che avrei ottenuto investendo 100 euro in un qualsiasi momento del passato fino ad oggi.
Ovvero, se avessi investito 20 anni fa, il 30/05/1997 sulla strategia di timing seguita rigorosamente, oggi avrei circa 570 euro, mentre se avessi investito sul mercato azionario avrei 290 euro circa.
IL TEMPO HA UN VALORE
La cosa interessante è che investendo sull’indice obbligazionario o sulla strategia di timing, il tempo ha un valore e più tempo rimango sull’investimento più guadagno, e salvo alcuni casi investire prima rende di più di chi ha investito dopo, mentre sull’azionario il momento in cui si sceglie di investire è fondamentale per un buon rendimento, perché ci sono periodi successivi al precedente con rendimenti molto superiori.
Per fare un esempio, se avessi investito 100 euro nel 2007, oggi avrei circa 160 euro, mentre se avessi investito l’anno dopo, ai minimi del mercato (ammesso e non concesso di aver trovato il coraggio), oggi mi troverei con oltre 350 euro pur avendo investito per meno tempo.
CONSIDERAZIONE
Da questa considerazione ne è scaturito che, in un momento come quello attuale, dove siamo sui massimi di mercato, presupposto che possono continuare a crescere, ma che possono anche stornare, è molto meglio investire in un modello di timing piuttosto che sul mercato azionario puro; e non lo abbiamo detto noi, ma il pubblico presente in sala con una votazione per alzata di mano.
Dal grafico infatti si comprende bene che gli unici momenti in cui è vantaggioso acquistare una strategia Buy and Hold rispetto ad una strategia di timing è quando i mercati azionari sono ai minimi, perché ovviamente si beneficia più direttamente e subito del rimbalzo e della forza dei mercati azionari (sempre che siano minimi assoluti e non relativi, altrimenti son dolori).
LA REALTA'
Ovviamente le metodologie di timing applicate alla realtà non sono infallibili, hanno percentuali di errori inevitabili (ricordate sempre che l’unico che non sbagliava mai e guadagnava sempre gli hanno dato 150 anni di galera…) ma che nel tempo portano un gran valore aggiunto, per primo nella riduzione delle perdite, ma poi anche nei risultati di rendimento, che comunque è superiore ad un cliente che pensa di fare il buy and hold e poi cade nella trappola dell’ansia quando i mercati vanno male.
Questo grafico è l’andamento della linea di gestione di Banca Patrimoni, di cui DIAMAN è advisors dal 2002, confrontata con il suo Benchmark al 50% azionario e 50% obbligazionario (il classico bilanciato).
PIU' TEMPO PASSA PIU' VALE IL TIMING
Come potete vedere nel lungo periodo, parliamo di 15 anni, la linea ha restituito un rendimento netto (al lordo delle tasse ovviamente) decisamente superiore ad un ipotetico investitore che avesse scelto per 15 anni un portafoglio bilanciato (i cui indici sono senza commissioni di gestione peraltro).
Nell’immagine del blog, riportata per comodità qui sopra, c’è un grafico a cui sono affezionato, spiega il recupero necessario per ogni perdita subita, ovvero se il portafoglio perde il 10% per recuperare basta un 11%, se il portafoglio perde il 20%, per recuperare serve un 25%, se il portafoglio perde il 50%, per recuperare serve il 100%, (proprio come sostiene il premio nobel Kahneman)
NON SOLO PERFORMANCE
Questo è un motivo più che sufficiente per scegliere una gestione attiva piuttosto che una gestione passiva con il rischio di trovarsi ad aver bisogno dei soldi proprio ai minimi del mercato.
MA ANCHE RIDUZIONE DEL RISCHIO
E se la gestione attiva non dovesse restituire i rendimenti del buy and hold nel lungo termine, pazienza, la considero un’assicurazione che ogni anno devo pagare (comunque coprirsi dai rischi comprando opzioni PUT sul mercato costa molto di più…).
CON LA SPANNOMETRICA E' PIU' PERICOLOSO
Infine, visto che i clienti ci valutano sempre quando i mercati vanno male, fargli presente che sono fuori dal mercato perché il modello matematico lo ha fatto uscire prima che lui si fosse accorto, non ha prezzo, per tutto il resto c’è il fai da te.
DB