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Nel blog di Diaman opinioni a confronto sui temi della finanza nazionale ed internazionale.

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Questa settimana vorrei affrontare un tema, comunque molto importante, in tono semiserio.

Lavorando in finanza dal 1999 e avendo vissuto molte fasi diverse dei mercati finanziari, ho avuto modo di confrontarmi con tantissime persone, sia estremamente professionali, sia estremamente ignoranti, nel senso che ignoravano i funzionamenti dei mercati finanziari e le logiche di funzionamento degli stessi.

Quindi ho pensato di proporre tre domande che spesso i consulenti si sentono porre dai loro clienti o dai loro potenziali clienti che in realtà sarebbe meglio non fare mai:

1) Ho 10.000 Euro, dove mi conviene investirli?

Chi pone questa domanda in realtà cela in maniera maldestra una sua scarsa comprensione dei mercati finanziari.

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  • Gianluca Grillo
    Gianluca Grillo dice #
    Il Consulente finanziario è come una guida che ti indica il percorso migliore da intraprendere ma prima bisogna sapere dove arriv
  • giuliano galiardi
    giuliano galiardi dice #
    Insomma si tratta di programmare gli investimenti augurandosi di avere indietro i soldi tra 3, 5 e oltre anni. E' questa la morale
  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi dice #
    No Giuliano, il senso è che pianificare la propria vita dal punto di vista finanziario non si può riassumere in: "ho qualche spicc
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Inviato da il in Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

E’ passato solo un quadrimestre di questo 2018 ma i primi segnali ci sono tutti, il mercato obbligazionario ha iniziato il declino che moltissimi si aspettano da diverso tempo, ovvero il declino dei prezzi derivante dal rialzo dei tassi di interesse.

PER CHI NON CONOSCE LE OBBLIGAZIONI

Ricordiamo per chi non mastica finanza tutti i giorni, che i prezzi delle obbligazioni sono inversamente legati al rendimento delle stesse, facciamo un esempio per rendere meglio l’idea:

Immaginate che i tassi di interesse di riferimento siano al 1%, qual è il prezzo corretto di una obbligazione che ha la cedola del 5% e che scade tra 12 mesi? 104, perché se costasse di meno sarebbe interessante acquistarla perché renderebbe di più del 1%, in quanto dopo un anno verrebbe rimborsato 100 più 5 della cedola.

Mentre se ad un anno dalla scadenza, il tasso di riferimento fosse del 5%, con una cedola del 5% il prezzo corretto sarebbe 100.

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Troppo spesso ricevo delle schede di fondi di investimento con strategia Absolute Return che si confrontano con benchmark azionari (soprattutto nei periodi in cui i mercati azionari vanno male...).

Innanzitutto partiamo dalla definizione di Absolute Return: è una strategia di investimento che punta ad ottenere rendimenti stabili indipendentemente dall'andamento dei mercati finanziari.

Come questo avvenga spesso non è dato a sapersi, vuoi perché c'è dietro la cosiddetta "Black Box" (scatola nera, ovvero non vengono divulgate le informazioni che permettono di comprenderne il funzionamento) oppure perché viene spiegato che c'è un team di gestione che prende decisioni di investimento in base all'andamento dei mercati (che per me è una scatola ancora più nera della prima, perché sapere cosa pensano e come lo pensano e la stabilità delle loro emozioni è praticamente impossibile).

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Spesso le cose che non si conoscono sono ignorate o addirittura osteggiate; così accade da anni per le strategie quantitative che utilizzano dei processi di investimento rigorosi ma spesso ostici da comprendere e con molta matematica difficile da comprendere.

Quando andiamo ad acquistare una macchina nuova, guardiamo tutti i dati quantitativi con grande passione: quanti cavalli ha, quanto fa da 0 a 100 chilometri orari, quanto consuma nei cicli urbani, in autostrada, confrontiamo i dati tra diverse autovetture e  guardiamo dettagli che ci fanno emozionare come il colore della carrozzeria, i sedili in pelle e gli accessori ormai immancabili.

Quando investiamo i nostri risparmi purtroppo non usiamo le stesse logiche, guardiamo

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Inviato da il in Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

 

Il campionato dei fondi comuni: il rischio assunto dai gestori dipende dalla classifica

Ci troviamo ad inizio anno e nel mondo dei fondi comuni d’investimento è scattata la ricerca del miglior fondo 2015.

Investitori e gestori danno un’attenzione particolare alle classifiche per scoprire come si sono comportati i fondi in termini di crescita delle masse in gestione e in termini di performance realizzate nell’anno appena terminato. Si guarda non solo alle classifiche globali ma anche alle classifiche di macro e micro categoria.

Abbiamo pertanto scelto di parlare questo mese di uno studio del 2003 dal titolo: “Mutual fund tournament: risk taking incentives induced by ranking objectives”, di Alexei Goriaev, Frédéric Paolomino e Andrea Prat. Vi presentiamo un breve riassunto che fornisca le principali caratteristiche invitando a leggere il paper originale per verifica e approfondimento.

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Inviato da il in Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

Tutti i lettori di questo blog hanno ben presente la situazione che ci aspetterà in futuro sui mercati obbligazionari, (per chi non lo fosse invito a leggere Scusate se insisto) e soprattutto che non sarà possibile ottenere rendimenti lordi del 4% senza assumersi dei rischi non proporzionali al rendimento che si ricerca.

Oltre due anni fa, un direttore finanza di una fondazione bancaria mi ha chiesto di trovargli un'alternativa al mercato obbligazionario che con rischi contenuti puntasse a fare un rendimento accettabile (allora il 5% era fattibile con rischi tutto sommato accettabili).

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  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi dice #
    Gentile Riccardo, certamente, il target strategy è un fondo nato per dare un'alternativa concreta agli investimenti in obbligazion
  • RICCARDO VINCENZO
    RICCARDO VINCENZO dice #
    Gentile dr. Bernardi, tramite una segnalazione su LinkedIn ho avuto modo di leggere l'articolo in questione e, pur non conoscendo
  • Giovanni
    Giovanni dice #
    http://www.finanzaonline.com/forum/econometria-e-modelli-di-trading-operativo/1662034-target-strategy-bertelli-bernardi-work-funny
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Inviato da il in Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

Innanzitutto buon anno a tutti, mi fa piacere tornare a scrivere, anche se in tutta onestà comincio a scarseggiare di idee innovative da portare alla vostra attenzione.

Conseguentemente per il nuovo anno ho pensato di ripartire con un argomento già trattato ma che mi sta particolarmente a cuore, ovvero i rischi enormi che il mercato obbligazionario incorpora oggi.

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  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi dice #
    Caro MicheleG, grazie dei complimenti fanno sempre piacere. M&G Optimal Income è un'ottimo fondo, lo usiamo anche noi in alcuni po
  • MicheleG
    MicheleG dice #
    Ciao, come faccio a capire se M&G Optimal Income sta adpttando un approccio prudente o meno? Io ho pochi soldi ma tutti in quel fo
  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi dice #
    Ciao Marco, concordo in parte con la tua view, se il promotore vuole controllare in pieno il rischio del cliente allora hai ragion
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Inviato da il in Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

La scorsa settimana abbiamo parlato di Drawdown, e quindi mi sembra assolutamente in tema presentare un indicatore statistico poco conosciuto ma molto utilizzato nei paesi anglosassoni per la valutazione dei fondi Hedge, soprattutto per i CTA (Commodity Trading Advisors).

Il Calmar Ratio o Drawdown Ratio è stato creato da Terry W. Young e pubblicato nella rivista Trade Jourlan Futures nel 1991.

Young possedeva all'epoca un'azienda in California chiamata CMA (California Management Accounts) dove oltre a pubblicare una newsletter CMA Report gestiva dei fondi per i propri clienti.

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  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi dice #
    Gentile Francesco, non verrà inserito in Ex-Ante perchè a mio aviso il Martin Ratio è superiore al Calmar Ratio, in quanto prende
  • Francesco Gigli
    Francesco Gigli dice #
    Questo indice verrà in futuro inserito in ex-ante? Alla luce di quanto scrive ritiene quindi che oggi sia indispensabile un gestor
  • marco
    marco dice #
    ciao Daniele. quanto da te descritto e' lo specchio del mercato attuale. certo i bond in prospettiva sono un problema( vai a trova
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Inviato da il in Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

Quasi tutti conoscono cos'è il VaR, ovvero il Value at Risk, meno sanno che è un indicatore che era stato richiesto e creato dal CEO di J.P. Morgan a seguito della crisi del 1987 e ancora meno sanno che inizialmente si chiamava CaR, ovvero Capital at Risk.

Ma veniamo con ordine, dopo il lunedì nero del 19 ottobre 1987 che aveva fatto perdere in un solo giorno ben più del 20% nel mercato azionario statunitense, il ceo di J.P. Morgan Dennis Weatherstone chiese ai suoi quantitativi di creare il famoso "4:15 report", ovvero un report che contenesse in una unica pagina un valore per ogni singola asset class che facesse comprendere il rischio di perdita a cui era sottoposta la banca con un valore di confidenza e di probabilità.

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  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi dice #
    Gentile Eugenia, così è proprio difficile capire qual'è il problema; di sicuro c'è un problema nel calcolo perché il VaR è una mis
  • Eugenia
    Eugenia dice #
    Salve Daniele. Ho difficoltà a capire certi concetti sui rendimenti e VaR perché sono così bassi? Leggendo l'articolo non ho trov
  • federico
    federico dice #
    Daniele, a me dispiace che nn concordi ma questo non sposta di un punto la statistica. Ribadisco: un VaR calcolato mediante simul
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