Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

Questo Blog ha lo scopo di alimentare un dibattito che ci auguriamo posso accrescere anche la nostra e la vostra cultura finanziaria, per colmare il gap che ci differenzia dal mondo anglosassone e per poi far prevalere la nostra creatività e genialità tipiche del popolo Italiano

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L'importanza della cultura finanziaria

Ho partecipato al convegno di Consultique del 17 e 18 settembre sul lago di garda; al di là dei doverosi complimenti a Cesare Armellini e i suoi ragazzi per la splendida organizzazione e l'evento sempre con maggiori contenuti ho assistito a dei dibattiti che non condivido e quindi ho deciso di dedicare un post del mio blog per far sapere cosa ne penso, giusto per non far credere che le posizioni espresse siano condivise da chi ascolta, non potendo replicare.

 

Toffanelli, segretario di Assoreti, l'associazione delle reti dei promotori finanziari ha affermato che lui non crede sia utile portare la cultura finanziaria a scuola perché la cultura si fa sul campo e non nella teoria.

Io con un pizzico di durezza e malizia replico che chi vuole tenere il popolo ignorante ha altri interessi a far si che rimanga tale...

Non a caso Alberto Foà (in occasione della tavola rotonda sui fondi quotati) ha fatto una sparata sul fatto che alcune reti di promotori finanziari sfruttano l'ignoranza delle persone per vendergli di tutto e di più con costi ed inefficienze dei prodotti che alla fine paga il cliente inesperto.

Come già detto in altre occasioni, gli Italiani sono i migliori creativi e problem solver al mondo, ma condizione necessaria e non sufficiente per poter eccellere è avere quantomeno le stesse basi culturali di partenza rispetto agli altri paesi del mondo, altrimenti la carenza di cultura porta ad annullare il vantaggio di creatività e capacità di trovare soluzioni.

Convegni come quello di consultique, il nostro Quant che da alcuni anni non è più solo focalizzato sulle metodologie quantitative, ma anche sull'asset allocation, PF Expo e pochi altri sono convegni che puntano a creare cultura finanziaria tra quelli che lavorano nel settore come i promotori finanziari, i gestori o i consulenti indipendenti, ma la realtà è che solcano ancora di più il divario tra loro ed i clienti che avrebbero bisogno almeno delle basi che nessuno gli ha insegnato e che magari gli permetterebbero di fare meno errori.

Io credo che nelle scuole, se si facesse meno latino, meno greco, meno filosofia (materie degne ma poco pratiche) e un briciolo di educazione su come gestire i soldi quanto meno a livello familiare e in prospettiva di accantonamento ai fini pensionistici, ci sarebbero meno sbandati che buttano via lo stipendio alle macchinette dei giochi d'azzardo, alla lotteria dove le probabilità di vincere sono una su 550 milioni, o anche con il trading on-line fai da te che senza le opportune basi rischia di portare perdite a coloro che pensano di essere i più furbi del mondo senza sapere le regole dei mercati finanziari.

Negli anni 80 si poteva pensare di lasciare le persone ignoranti per sfruttare le asimmetrie informative e guadagnare sulla pelle degli altri, negli anni 2000, con la generazione dei millennials la cultura è ovunque e mantenere il popolo bue oggi non è possibile e chi crede di poterlo fare ancora per propri scopi personali è destinato ad essere schiacciato senza pietà dal mondo che avanza.

E' anche per questo motivo che tengo con continuità un blog finanziario di cultura statistica e metodologie, perché voglio condividere con la maggior parte delle persone le cose che imparo girando il mondo per convegni internazionali e non tenere tutto per me nella speranza di essere più furbo degli altri.

Se condividete questa mia opinione aiutatemi a diffondere questo messaggio a tutti, grazie

DB

Commenti

  • Ospite
    Gurrieri Francesco Sabato, 19 Settembre 2015

    Gentile Bernardi,
    condivido il suo pensiero riguardo la necessità di diffondere la cultura finanziaria nel nostro paese: sicuramente molti furbacchioni (per usare un eufemismo) travestiti da private banker (come si fanno chiamare) sarebbero costretti a cambiare lavoro, oppure a prepararsi adeguatamente. Ma, cosa più importante, i cosiddetti esperti nella materia finanziaria (manager ai vari livelli delle banche e delle reti di promotori finanziari) incontrerebbero maggiori difficoltà a far collocare taluni sedicenti strumenti finanziari creati esclusivamente per arricchire il conto economico delle rispettive aziende piuttosto che proteggere nel tempo la ricchezza finanziaria dei risparmiatori. Su un punto mi permetto di dissentire, quando lei sostiene la scarsa utilità pratica della filosofia. Secondo me tale disciplina è studiata male a scuola, poichè se nell'immediato può non dare riscontro pratico, tuttavia contribuisce, se insegnata bene, alla formazione dell'uomo (appunto per questo sono dette, insieme al latino ed alla letteratura materie umanistiche). Formare l'uomo, insegnarli a ragionare, credo sia utile anche quando si tratta di scegliere il professionista cui affidare i propri risparmi, senza lasciarsi abbindolare dal marketing finanziario.
    Apprezzo molto la sua opera divulgativa della materia finanziaria e non sono un insegnante di filosofia. Mi occupo anch'io di finanza e svolgo la professione di consulente finanziario indipendente.
    Cordialmente, Francesco Gurrieri.

  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi Sabato, 19 Settembre 2015

    Grazie Francesco del post,
    è vero la filosofia serve per comprendere molte cose soprattutto del comportamento umano, comunque ritengo che studiare economia sia almeno equamente importante.
    ci aiuti a condividere i nostri post se crede.
    DB

  • Ospite
    Marco Ciafrei Sabato, 19 Settembre 2015

    Si prende sempre ad esempio quello che succede al di fuori dei confini italici, convinti che l'erba del vicino sia sempre più verde. A volte non è cosi, ma se guardiamo alla materia finanziaria le cose cambiano.
    Ad esser pratici, come mai le piazze finanziarie più importanti al mondo hanno matrice anglosassone?
    Forse perché da sempre ne hanno saputo più di tutti?
    E poi dire che a scuola non serve e' semplicemente ridicolo, ma non stupisce. Mantenere le persone ignoranti genera un vantaggio competitivo.
    Ma il problema vero è nei confronti degli stessi clienti, che sono disorientati di fronte a tanta confusione.
    Prendi ad esempio la notizia del mancato aumento dei tassi un usa. A chi interessa? Ai consulenti di certo, ma al cliente finale? Molto poco. Anche perché non conosce le dinamiche economiche che ci sono dietro. A lui in fondo interessa una cosa sola: il rendimento. Punto.
    È' difficile da accettare ma è il prezzo da pagare x la sua ignoranza.
    A presto,
    Marco Ciafrei

  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi Sabato, 19 Settembre 2015

    Ciao Marco,
    conosco panettieri di Londra più preparati di molti promotori finanziari, ma non perché i promotori non siano all'altezza, ma semplicemente perché in UK per la pensione devi arrangiarti e scegliere il fondo pensione, quindi è meglio informarsi e a scuola ti danno buone basi, poi alcuni continueranno a studiare finanza, ma molti altri faranno altro, però con la consapevolezza di sapere come gestire i propri denari.
    Poi sbagliano anche loro, come tutti, ma almeno hanno molta più cognizione di quello che stanno facendo.
    Aiutaci a diffondere questo post, grazie
    DB

  • Ospite
    giuliano Sabato, 19 Settembre 2015

    Dopo avere trovato il primo lavoro ed accumulato i primi risparmi ho acquisito i primi rudimenti di finanza in età adulta ed è stato sufficiente così.

  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi Domenica, 20 Settembre 2015

    Gentile Giuliano,
    è interessante sentire la voce degli investitori, per comprendere al meglio questo fenomeno tutto italiano. E' sicuro che se avesse appreso quello che conosce ora (o partire da una base migliore) oggi non le avrebbe permesso di avere un patrimonio maggiore? Magari accumulare meglio i propri risparmi giorno dopo giorno (come per esempio con un PAC, piano di accumulo di capitale) al fine di affrontare al meglio le situazioni di emergenza oppure di accumularsi una pensione integrativa migliore?
    Mi piacerebbe conoscere la sua opinione per capire effettivamente meglio il fenomeno.
    grazie
    DB

  • Ospite
    Giuliano Lunedì, 21 Settembre 2015

    Ill.mo Ingegnere, i casi sono due : o la finanza è una cosa semplice ed allora una persona si può arrangiare per conto suo oppure è una cosa complicata, come credo, e allora bisogna lasciarla ai professionisti. Nella scuola (elementare, media, biennio) secondo me ci sono altre priorità. Non si possono considerare i ragazzi come dei contenitori da riempire di nozioni; forse sarebbe meglio curare l'orentamento, insegnare l' eucazione morale, scoprire e valorizzare le attitudini, assecondare gli interessi personali, fare della pratica a livello di stages lavorativi ecc ecc.
    Spero di essermi spiegato. La ringrazio per la risposta. Cordiali saluti.

  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi Martedì, 22 Settembre 2015

    Gentile Giuliano, tutte cose giuste, ma purtroppo nella maggior parte delle scuole insegnano valori sbagliati, viene spesso soffocata la meritocrazia, l'eguaglianza è strumentalizzata e la morale non è quella che io vorrei che insegnassero ai miei figli, a questo punto almeno qualche nozione su come affrontare la vita e non farsi fregare, ma l'impressione è che si voglia insegnargli di tutto tranne che un minimo di gestione delle decisioni e delle scelte...
    Scusi lo sfogo.
    DB

  • Ospite
    daniele delmonte Giovedì, 24 Settembre 2015

    chiamasi "educazione civica" in senso ampio. istruire un ragazzo/a a diventare un futuro cittadino, libero consapevole e quindi responsabile.

  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi Domenica, 27 Settembre 2015

    Caro Daniele,
    purtroppo l'educazione civica che ho ricevuto al liceo era strumentalizzata, fortemente politicizzata, e per nulla "libera", quindi non posso esprimere un parere a riguardo perché sarei condizionato dalla mia personale esperienza.
    DB

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