Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito

Questo Blog ha lo scopo di alimentare un dibattito che ci auguriamo posso accrescere anche la nostra e la vostra cultura finanziaria, per colmare il gap che ci differenzia dal mondo anglosassone e per poi far prevalere la nostra creatività e genialità tipiche del popolo Italiano

  • Home
    Home Questo è dove potete trovare tutti i post del blog in tutto il sito.
  • Categorie
    Categorie Consente di visualizzare un elenco di categorie di questo blog.
  • Tags
    Tags Consente di visualizzare un elenco di tag che sono stati utilizzati nel blog.
  • Bloggers
    Bloggers Cerca il tuo blogger preferito da questo sito.
  • Accesso
    Login Modulo Login
Inviato da il in Miglioriamo insieme il mondo del risparmio gestito
  • Dimensione carattere: Maggiore Minore
  • Visite: 4948
  • 2 Commenti - Inserisci il tuo

Partiamo dalla Frontiera inEfficiente

“La Modern Portfolio Theory" è stata realizzata da Markowitz nel 1952 e senza annoiare troppo il lettore sulla sua struttura matematica, ha permesso di sviluppare teorie e modelli successivi per cercare di trovare un portafoglio ottimale.
 
Il primo grosso problema di questo modello proposto da Markowitz è che ottimizza i dati passati (ex post) ma nulla o quasi è in grado di dire sul futuro di quel portafoglio, in quanto le caratteristiche sia di rendimento che di rischio variano continuamente nel tempo.
 Questa critica ha portato alla creazione di modelli successivi tipo Black and Litterman (1990), cono di Ibbotson ecc..., tutti modelli con un grosso difetto di partenza: sono basati sulla media e sulla varianza, ovvero ipotizzano che i mercati abbiano una distribuzione lineare.
 
Questo dettaglio, che a chi non è statistico può non dire nulla, in realtà produce un paradosso che anche il mondo accademico fatica ad accettare e a divulgare: la normale dei rendimenti significa che i mercati sono casuali, ma se i mercati sono casuali, tutti gli sforzi di ottimizzare un portafoglio basandosi sui rendimenti attesi (che sono stati ottenuti casualmente in passato e lo saranno ancora di più in futuro), sulla varianza (che non è una costante e quindi deve variare casualmente anch'essa), e soprattutto sulle correlazioni sono inutili[…]”
 
Estratto di: Daniele Bernardi & Andrea Gamberoni. “EXANTE.” Diaman Sim, 2013. iBooks. 
Il materiale potrebbe essere protetto da copyright.
 
Dai un'occhiata a questo libro su iBooks Store: https://itunes.apple.com/WebObjects/MZStore.woa/wa/viewBook?id=635282433

Commenti

  • Ospite
    Marco Corazza Domenica, 05 Gennaio 2014

    C'è del vero in quello che Bernardi e Gamberoni scrivono, ma non concordo su tutto. Quindi, mi permetto alcune osservazioni.

    1) Intanto, con l'approccio alla Markowitz non si trova il "portafoglio otimale" ma si trova l'insieme dei portafogli efficienti. Poi, in una seconda fase, distinta dall'approccio alla Markowitz, il singolo investitore individua tra questi portafogli efficienti quello che massimizza la sua specifica funzione di utilità. Quest'ultimo è il portafoglio ottimale.

    2) Poi è vero che le caratteristiche sia di rendimento che di rischio variano, o meglio, potrebbero variare nel tempo e, quindi, il portafoglio ottimale selezionato potrebbe performare male nel futuro. Però:
    - l'approccio alla Markowitz è un approccio di selezione statico da utilizzare nel breve periodo; quindi, essendo statico non si può richiedergli che funzioni come un approccio edinamico;
    - l'approccio alla Markowitz è, come ricordato da Bernardi e Gamberoni, del 1952, anni in cui le variabilità del rendimento e del rischio nel tempo erano significativamente inferiori di quelle attuali; e quindi utilizzare un modello statico per investimenti di medio o, addirittura, di lungo periodo poteva allora essere accettabile.

    3) Non è vero che il mondo accademico, del quale faccio parte, fatichi ad accettare ed a divulgare queste idee. Segnalo che il primo articolo in cui, proprio a causa della variabilità nel tempo della media, della varianza e delle correlazioni, si proponeva una tecnica di revisione di portafoglio, cioè di gestione semi-dinamica del portafoglio medesimo, è del 1967 (quasi 50 anni fa): Smith K.V. (1967) "A transition model for portfolio revision". The Journal of Finance, 22(3), 425-439. A questo primo metodo di revisione di portafoglio ne sono seguiti altri, più raffinati. Questi metodi vengono insegnati nei corsi di teoria del portafoglio (qualche centinaio di miei ex-studenti può confermarlo).

    4) Infine, due parole sulla varianza. Che la varianza sia una mediocre misura di rischio è una cosa che già Markowitz, nei suoi articoli degli anni 50 del secolo scorso, poneva in evidenza. Da allora, nella letteratura scientifica e tecnica mondiale sono stati presentati migliaia di modelli di selezione di portafoglio che utilizzano altre misure di rischio. Se la varianza non piace, non c'è che l'imbarazzo della scelta.

    Marco Corazza (corazza@unive.it)

  • Daniele Bernardi
    Daniele Bernardi Martedì, 14 Gennaio 2014

    Grazie della tua risposta Marco,
    é proprio di questo che abbiamo bisogno per crescere culturalmente e lo scopo principale per cui abbiamo creato questo Blog.
    Continua a seguirci

Lascia il tuo commento

Ospite Domenica, 04 Maggio 2025